L’inganno dell’illusione

Le nuvole corrono nel cielo esse si specchiano sulle acque del Grande Fiume e creano sulla sabbia del deserto ombre e luci che si rincorrono in modo che sembra che sotto la sabbia un grande animale corra e la faccia muovere in alto e in basso come se fosse un onda increspata dal vento. L’uomo che guarda può esser tratto in inganno, può scambiare il movimento della luce col movimento della terra, così come spesso l’uomo è tratto in inganno da quello che i suoi occhi vedono più che da ciò che il suo cuore sente, ricordalo o mio Re.

Sulle rive del Grande Fiume sorgeva un villaggio dove gli anziani, considerati saggi, anche se non è l’età che determina la saggezza, solevano alla sera radunarsi nello spiazzo al centro del villaggio, dove veniva acceso un grande fuoco che aveva lo stesso colore del sole che stava tramontando al di là del Grande Fiume. Si sedevano vicino al fuoco, tutti gli altri attorno e raccontavano antiche storie sulle origini del villaggio, che avevano sentito dai padri che avevano sentito dai loro padri che avevano, a loro volta, sentito dai loro padri. Si narrava che il villaggio ogni 169 anni venisse distrutto da una forte tempesta: un forte vento la annunciava, un vento che al tramonto faceva sollevare la sabbia alta, come un vulcano che soffia dalla terra. In breve la tempesta sarebbe arrivata sul villaggio e lo avrebbe distrutto e insieme al villaggio tutti coloro che lì vivevano. Proprio per questo si accendeva il grande fuoco, in modo da vedere da lontano quando la tempesta sarebbe arrivata. Si narrava anche che un grande Dio irato, perché geloso della saggezza degli anziani del villaggio, volesse questo. E si narrava anche che questa specie di nefando sortilegio si sarebbe potuto interrompere solamente se all’arrivo della tempesta gli uomini del villaggio avessero distrutto le loro case in modo da non lasciarle in mano al Dio irato. Questo avrebbe fermato il sortilegio per sempre. E così questa storia continuava ad essere narrata. Passarono anni, il conto del tempo non era così semplice in antichità e si pensò che stesse per arrivare il momento in cui il villaggio sarebbe andato distrutto. Fu messa a nord una guardia formata da due uomini che avevano il compito di scrutare giorno e notte per vedere la tempesta arrivare in modo da avvisare l’anziano più saggio e sciogliere per sempre il sortilegio. Il tempo passò e l’imminenza del disastro si percepiva ora dopo ora, facendo perdere il senso del tempo reale che diviene più lungo o più breve a seconda di ognuno vive. Così fra la confusione del tempo reale e di quello percepito, una sera, proprio quando alcuni stavano approntando il fuoco grande al centro della piazza, le vedette videro una grande nuvola di sabbia sollevarsi. Suonarono forte con la bocca nei lunghi corni e avvertirono l’uomo più anziano, in realtà dalla vista parecchio indebolita, che guardò, o meglio, tanta era l’attesa non si attardò troppo a guardare, sicuro che quella nuvola di polvere che si stava levando a sud era la tempesta imminente, ordinò di distruggere le case e di fuggire. Il fuoco divampò e tutti gli abitanti si ripararono in alcune grotte dentro le colline poco lontane dal villaggio. Sentirono dei rumori, si acquattarono e colti dal buio e dalla stanchezza si addormentarono. Alla mattina si destarono, uscirono dalla grotta e videro un gruppo di cavalieri vicino alle rovine del villaggio. Si chiedevano cosa fosse successo e come mai tutto bruciasse senza che nessuno fosse nei dintorni. I cavalieri spiegarono che stavano arrivando numerosi al loro villaggio, perché il sovrano della città era morto a a loro spettava annunciare la sventura, perché tutti gli abitanti del villaggio partecipassero ai riti funerari. Tutti si guardarono, molti rivolsero lo sguardo all’anziano che videro forse per la prima volta come un vecchio quasi cieco e si accorsero che avevano distrutto il villaggio per una nuvola di polvere sollevata da cavalieri che annunciavano una morte avvenuta.

Ricorda o mio Re quando qualcuno aspetta qualcosa nella vita, convinto che debba arrivare, non sempre i suoi occhi sono pronti a vedere. Ogni cambiamento, ogni sensazione diviene una conferma alla propria convinzione. E anche se a questo credere si dà un aspetto divino resta pur sempre semplicemente credere. Ma, talvolta, si preferisce distruggere il proprio villaggio pur di non smentire ciò che si è creduto sino a quel momento.
Ma ricorda, o mio Re, fai che ciò che è nel tuo cuore non sia solo il frutto di ciò che ti è stato detto, ma di ciò che il tuo cuore e i tuoi occhi hanno visto e fai in modo da non confondere mai un cavaliere che arriva, per darti una notizia, seppur funesta, con un uragano che ti distruggerà, altrimenti i tuoi occhi non sapranno mai guardare il mondo.

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