Viviamo in una società fatta di dormienti che si illudono di scegliere, mentre rincorrono bisogni indotti e desideri prefabbricati. Tutto è reso “facile” e a portata di mano, così non sentiamo più la spinta a chiederci chi siamo davvero. L’emozione diventa un formaggio affettato per essere consumato al volo, i pensieri si appiattiscono, e l’intelligenza artificiale — potenziale fonte di evoluzione — finisce per trasformarsi in un’ennesima stampella che rafforza la nostra pigrizia mentale.
Il risultato? Un’umanità che si sente libera solo perché non vede i fili che la manovrano. E mentre i media ci bombardano di emozioni frammentate, le persone si abituano a un’esistenza anestetizzata. Il paradosso è che questo stato di dipendenza “senza attriti” rischia di infantilizzarci ancora di più, facendoci accudire come bambini, incapaci di responsabilità o di visione.
Da qui la domanda: vogliamo davvero barattare la nostra consapevolezza per un eterno sonno confortevole? Oppure preferiamo svegliarci, recuperare un pensiero critico, usare la tecnologia come alleata e non come badante, e ridare senso alle scelte che facciamo? La differenza è tutta nostra.
Sauro Tronconi