Silenzio e l’inazione di fronte all’ingiustizia

“Il mondo non sarà distrutto da coloro che fanno il male, ma da coloro che guardano senza fare nulla.” Albert Einstein

Il silenzio degli osservatori e la passività delle nazioni di fronte alla catastrofe umana di un massacro indiscriminato rappresentano una macchia indelebile sulla coscienza collettiva dell’umanità. Tale silenzio è uno sgomento testimone dell’assenza di quella comprensione necessaria a mantenere la pace, una comprensione che sembra essere dolorosamente assente quando i leader mondiali rimangono muti di fronte a un’evidente tragedia.

La vergogna si fa ancora più acuta quando ci si rende conto che questa è non solo una mancanza di parole, ma anche di azioni. Il massacro indiscriminato di civili non è solo una tragedia; è un crimine contro l’umanità, un termine che dovrebbe avere un peso incommensurabile, ma che sembra essere stato svuotato del suo significato di fronte all’inazione globale.

La responsabilità individuale e collettiva richiede che ogni individuo abbia un ruolo nel superamento di questa “malattia dell’umanità” che è la guerra. La vendetta, un circolo vizioso di violenza e odio, deve avere un termine. Una risposta equilibrata è necessaria, ma equilibrata non significa passiva. Significa misurata, giusta e finalizzata a porre fine alla sofferenza, non a perpetuarla.

La storia ci insegna che il silenzio e l’inazione di fronte all’ingiustizia sono complicità. Di fronte a tale silenzio, è imperativo che i leader mondiali facciano di più, che parlino e che agiscano.
Sauro Tronconi 

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