La singolarità di Avalon – Trieste
Perle di saggezza all’interno del mito
TRIESTE – SABATO 11 ottobre dalle ore 14,30 alle 18,30 e DOMENICA 12 ottobre dalle ore 9,30 alle 16,00
Avalon non è un altrove geografico, ma un punto di densità del senso: un’isola che appare quando gesto, emozione e intelletto si riallineano e la vita smette di scorrere come un nastro inerte. Nelle narrazioni arturiane non si raggiunge con la fretta, ma con un mutamento di stato. Le ferite del re e la sterilità della terra sono la stessa cosa: quando la ferita si rimargina, l’energia torna a circolare.
L’isola agisce come massa critica per la psiche. Quando il ritmo urbano si riduce a scadenze e micro-rancori, Avalon concentra lo sguardo: «qui si forgia la spada o si lascia arrugginire». La spada è l’attenzione, affilata da passione, disciplina e silenzio: ciò che è informe prende forma e taglia il superfluo.
I miti non persuadono, imprimono. L’immagine dell’isola che affiora tra i vapori resta come cicatrice che richiama attenzione. Per questo sopravvivono: condensano energia e trasformano minuti comuni in presenza resistente. Avalon non invita a fuggire, ma a fare spazio: il «non c’è tempo» è sintomo di coscienza congestionata, che il mito scioglie riportando forza nel gesto minimo.
La leggenda ricorda che la povertà di visione nasce da un legame spezzato tra mente, corpo ed emozione. L’isola diventa laboratorio: lì si riapprende a respirare, sentire, nominare. Un respiro profondo prima di aprire un’email non è un vezzo, ma l’inizio di una diversa termodinamica interiore.
Avalon non è lontano: appare quando l’azione torna congruente col suo senso. Non è un premio ma una disciplina: riconciliare ciò che abbiamo sacrificato o separato. Non tutto guarisce, ma molto si integra, e l’energia riprende a scorrere.
Alla fine, la spada e l’isola sono la stessa cosa. La lama è l’istante che taglia il superfluo; l’isola è il campo in cui l’istante acquista spessore. L’una senza l’altra fallisce: la decisione senza luogo diventa durezza, il luogo senza decisione diventa sogno. Quando appaiono insieme, la routine cede e il presente acquista densità. È lì che il mito, smessa la veste di favola, rivela la sua funzione: restituire potenza all’istante, affinché la vita torni a essere una pratica di precisione, non un automatismo decorato.
(Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi all’organizzatore dell’evento – vedi riquadro)